L'opera dipinta di Dobrzanski è cresciuta nel segno della diversità del contesto culturale, per cui il pittore combina l'argomento espressionista al linguaggio informale. La sua immagine d'impianto sironiano, più che dal racconto naturale di Morlotti, è interessata dall'intensità delle figure di Varlin. Dobrzanski è pittore della condizione umana, spesso tradotta nella sua marginalità difficile in immagini forti e scabre. Sul finire degli anni sessanta, Dobrzanski sposta la materia della sua pittura dal corpo dalle grandi figure terrose e dal paesaggio atlantico con rovine alla pittura della macchina. Come Dürrenmatt si interroga sulla funzione del pensiero scientifico tradotto con inquietudine polemica, in pagine nere di tensione drammatica, mai d'illustrazione politica. Alle frequenti carte, l'artista alterna composizioni di grandi quadri di spessore materico: sono figurazioni simboliche disseminate di reperti della corruzione di fine secolo.
BiografiaNasce a Zugo nel 1914 da una famiglia il cui ramo paterno è russo-polacco, quello materno greco- triestino-spagnolo. Durante gli anni venti è a Lugano, nei primi anni trenta è nella Svizzera tedesca: a Dissenhofen e Stein am Rhein apprende la fotografia nello studio del padre. 1936-1942: frequenta l'Accademia di Brera a Milano, allievo di Aldo Carpi, con i compagni Cassinari, Magnani, Morlotti; 1942-1950: permanenza decisiva a Zurigo, dov'è impegnato quale illustratore per "Volksrecht"; vi incontra Varlin e Ernst Scheidegger che nelle Carte autobiografiche per l'artista racconta gli anni difficili di resistenza culturale a Zurigo. Dal 1950 è nel Ticino: fra le prime mostre si segnalano quelle presentate da Virgilio Gilardoni (Locarno e Bellinzona, 1958-1959); nel 1966 al Kunstmuseum di Winterthur, nel 1968 alla galleria del Milione a Milano e al Salone Farnese in Pilotta a Parma.Per approfondimenti si veda il sito www.sikart.ch
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