L’esposizione di Gian Paolo Minelli, che vive e lavora tra Buenos Aires e il Ticino dove è cresciuto e dove si è svolta la sua prima formazione, presenta una selezione di lavori recenti, soprattutto fotografie e video, realizzati tra l’America del Sud e l’Europa. I protagonisti di Arrastre (2008) — che significa trascinare — sono i giovani drogati che percorrono affannosamente le vie di un quartiere periferico di Buenos Aires immerso nella notte. Cité Desnos (2009-2010) offre invece le ultime immagini di un’architettura affascinante ma invivibile, quella del quartiere popolare «Cité des poètes» situato alla periferia di Parigi e condannato alla demolizione. Il nemico è l'età, opera commissionata dal Museo l’anno scorso, è dedicato agli ospiti della Casa Anziani Comunale di Bellinzona, avvicinatisi ai linguaggi artistici visitando le mostre allestite alla Villa nell’ambito del progetto di mediazione culturale Germoglio, diretto da Mariarosa Mutti, e ora protagonisti di una creazione contemporanea.
L’umanitarismo che caratterizza l’approccio artistico di Minelli connota anche questo suo ultimo lavoro. Come già in altre serie fotografiche dedicate a particolari gruppi sociali, Minelli ha incontrato i cinque partecipanti, ha trascorso del tempo con loro, ascoltando il racconto delle loro vite. La sua prima idea — esaudire desideri legati ai luoghi della memoria di ognuno — si è modificata nel corso degli incontri. Le persone preferivano evocare i loro affetti passati e le loro passioni, ed è su questo tema che si è quindi sviluppato il progetto.
L’esposizione al pianterreno del Museo sarà completata da un’affissione di manifesti sulla rete pubblicitaria cittadina (dal 3 al 10 ottobre). Questa proposta si riallaccia alle iniziative dedicate all’arte nello spazio pubblico inaugurate dal Museo nel 2007, e vuole riportare al centro dell’attenzione persone che, per ragioni anagrafiche, hanno in qualche modo perso la loro posizione nella società. Dando uno spazio — anche pubblico — alle loro passioni e al loro sapere, l’artista restituisce loro un’individualità smarrita. Partecipando e interpretando la vita che si svolge entro realtà poste ai margini, siano esse a pochi chilometri di distanza o in capo al mondo, Gian Paolo Minelli interroga il ruolo dell’artista nella società.
A cura di Anna Lisa Galizia
Sostenuta da:
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