La mostra intende rievocare una delle stagioni più tragiche, e contemporaneamente sublimi, dell’arte italiana e internazionale. Attraverso la scelta di una serie di opere di quattro tra i maggiori rappresentanti dell’arte del dopoguerra – Alberto Burri, Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi e Afro Basaldella – essa propone un’immersione in questa “risposta dell’arte al mondo inautentico di vita ch’è stato imposto agli uomini” (Giulio Carlo Argan, 1961).
Al centro delle preoccupazioni dell’arte nella seconda metà del XX secolo sta la necessità per gli artisti di conquistare una nuova libertà creativa. Il percorso espositivo evidenzia questa sistematica rimessa in discussione dei fondamenti dell’espressione artistica: gesto, segno, colore, materia e superficie. Nell’esplorare le possibilità della forma e dell’informe, dell’esperienza e del processo come ulteriore fonti espressive, emergono esiti differenti, referenziali, anarchici, in cui non trovano più ragione le divisioni tra dipinto, scultura, grafica e disegno.
La mostra è stata realizzata grazie al prezioso contributo della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, della Fondazione Lucio Fontana, della Fondazione Archivio Capogrossi e della Fondazione Archivio Afro.
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In collaborazione con
Magonza editore, Arezzo
Con partecipazione di
De Primi Fine Art
Con il sostegno di
- Città di Bellinzona
- Republica e Cantone Ticino - Fondo Swisslos
- AMB
Media partner
Corriere del Ticino