«Steiner stupisce per la precisione della tecnica e per la scelta dei soggetti. Ci racconta una Svizzera diversa dai cliché: non ci sono mucche al pascolo ma donne che si abbronzano in piscina, ragazzi che scalano le montagne, un radiocronista, una donna elegante che fuma una sigaretta. Fu tra i primi ad immortalare una società in evoluzione sempre più votata al consumismo.» E. Attolico, Hans Steiner, la modernità in uno scatto, «L’Espresso» (28.3.2011)
Hans Steiner (Berna 1907 – 1962)
Nel 1989 il Musée de l’Elysée di Losanna, da poco in possesso del fondo fotografico di Hans Steiner, concepì e realizzò una prima mostra dedicata al tema della Svizzera durante la seconda guerra mondiale (1939, La Mobilisation, Musée de Pully). In seguito, altre opere del fotografo vennero presentate, sempre in Romandia; ma l’interesse era sempre circoscritto a singoli aspetti del suo lavoro. La retrospettiva che il Musée de l’Elysée dedica a Hans Steiner è quindi all’insegna della novità. La mostra svela per la prima volta al grande pubblico, dopo un oblio durato diversi decenni, le opere di questo brillante rappresentante dei tempi d’oro del fotogiornalismo elvetico (1930–1950), la cui importanza viene ora riconsiderata grazie ai più recenti sviluppi della ricerca in campo fotografico e mediatico.
Fra il 1935 e il 1938 Steiner realizzò una serie di reportages sui tentativi di scalare la parete nord dell’Eiger e sui tragici incidenti connessi. Quelle immagini, diffuse allora dai giornali in tutto il mondo, contribuirono a lanciare la carriera del fotografo e a renderlo famoso. Steiner però non si limitava alla sfera dello sport e dell’estremo, aveva anche altri talenti: un ruolo in cui eccelleva, ad esempio, era quello di cronista della vita moderna. Il suo sguardo privilegiava una Svizzera urbana in piena crescita ove donne, moda, media e attività di svago per la prima volta acquisivano visibilità. Non va dimenticato, infatti, che a quei tempi la maggior parte dei fotoreporter si interessava ad altri aspetti della realtà: il mondo del lavoro, la disoccupazione e specialmente la vita contadina. Per documentare le molte trasformazioni subite dalla Svizzera negli anni Trenta, spesso Steiner ricorreva al linguaggio formale dell’avanguardia; come indicano le immagini dall’alto o dal basso che costellano l’intera sua carriera. Diverse idee gli vennero anche dalla Germania e precisamente dalla Nuova Oggettività — come mostrano fra l’altro vari suoi «ritratti» di macchine — e dal cinema espressionista.
La carriera di Steiner è inseparabile dal grande sviluppo che nel periodo fra le guerre mondiali coinvolse la stampa illustrata. Se per anni egli fornì molte immagini a riviste come la Schweizer Illustrierte, è però emblematica la sua collaborazione regolare ai due settimanali Sie und Er e Die Woche, veri e propri araldi di una certa modernità su suolo svizzero. Il primo, in origine destinato al nuovo pubblico femminile e urbano, trattava problemi collettivi legati all’attualità; il secondo era talvolta presentato come una sorta di versione elvetica della rivista Life.
Proprio per rispondere alle richieste della stampa illustrata, Steiner giunse a selezionare e organizzare una quantità notevole di immagini, confluite in quell'archivio straordinario — composto da parecchie decine di migliaia d’immagini — che oggi forse possiamo ritenere un’autentica opera a sé. Un insieme che è frutto della «rilettura» di oltre vent’anni di attività, in molte parti costruito sul modello del racconto. Il nucleo dell’opera di Hans Steiner è costituito da un archivio di oltre 7700 provini a contatto repertoriati. Ogni provino è un oggetto elaborato e ricomposto, costituito da un foglio di carta cartonata su cui sono disposti anche quindici o più positivi a contatto. L’archivio rinvia a un indice particolareggiato ed è organizzato per tematiche (sport invernali, esercito, spettatori, industria, personaggi, viaggi ecc.), ognuna suddivisa in sottotemi. Steiner, che utilizzava soprattutto il formato quadrato, nel corso degli anni si era quindi allestito una sorta di catalogo, o di enciclopedia fotografica, composta da quasi 100’000 immagini.
La mostra, il libro e il film annesso, che sarà proiettato durante l’esposizione, sono il risultato di un’eccezionale collaborazione pluriennale fra il Musée de l’Elysée, l’Università di Losanna, il Büro für Fotografiegeschichte (Berna) e l’Istituto svizzero per la conservazione della fotografia (Neuchâtel).
L’esposizione giunge a Bellinzona dopo essere stata allestita, oltre che al Musée de l’Elysée di Losanna, alla Fotostiftung Schweiz di Winterthur e alla Médiathèque Valais di Martigny.
A cura di Daniel Girardin e Jean-Christophe Blaser
Progetto realizzato da:
Musée de l’Elysée, Losanna
in collaborazione con:
Università di Losanna
Büro für Fotogra?egeschichte, Berna
Istituto svizzero per la conservazione della fotografia, Neuchâtel
Partner del progetto:
Ufficio federale della cultura
Memoriav, Associazione per la salvaguardia del patrimonio audiovisivo della Svizzera
Direzione cantonale bernese dell’istruzione pubblica
Ufficio della cultura Servizio affari culturali della città di Berna
Ufficio cantonale vodese per la protezione dei beni culturali
Fondazione della famiglia Sandoz
Fondazione Ernst Göhner
Fondazione del giubileo della Mobiliare Svizzera Società Cooperativa